Stampa

RICERCA STORICA … 

La prima menzione scritta della Chiesa di Santo Stefano si ritrova in archivio Vescovile di Città di Castello, in un volume di Mons. M.G. Muzzi – Vescovo di C.Castello dal 19
dicembre 1825 al 29 novembre 1849- “Memorie Ecclesiastiche di C.Castello” in cui, il 20 maggio 1170 , “Pontificatus vero D. Alexandri papa III° “ , nella bolla papale diretta al
priore Giordano, si specificano i beni spettanti alla Canonica di San Florido in Città di Castello (con l’allora Vescovo Pietro) , tra altre chiese si specifica

 “Ecclesiam S. Stephani de Pistrino”

Ma possiamo supporre con buoni fondamenti, che la struttura-Chiesa risalga a secoli precedenti e che finora non ne sia stata ritrovata menzione.
Potremmo anche ipotizzare che la stessa possa essere stata costruita sopra una preesistente, magari più piccola chiesa romanica …
Un fortuito rinvenimento di qualche anno fa potrebbe far collegare le sua primaria struttura a diversi secoli prima, alla fine dell’impero Romano ( V° sec. D.C. )
Infatti nell’anno 2005,a seguito di uno scavo effettuato a poche centinaia di metri ad Est della Chiesa di Santo Stefano, il suddetto rinvenimento ci fa supporre un insediamento umano, se pur limitato, in zona agricola, non lontano dal torrente Sovara.
Ci riferiamo alle indagini archeologiche effettuate in tale anno in Pistrino, località Podere “ Il Core “ : Durante i lavori per un cantiere di edilizia privata, come sopra citato, è stata fortuitamente rinvenuta una tomba ad inumazione su fossa terragna.
Con l’assenso della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, sono stati effettuati scavi non profondi nelle zone limitrofe.
Gli scavi hanno consentito di portare alla luce un nucleo sepolcrale costituito da 30 tombe ad inumazione su fosse in nuda terra, purtroppo quasi tutte prive di corredo. (sono state poi
interrotte le ricerche, anche se viene data per certa la presenza di altre tombe similiari ).

In alcune di esse si è trovato uno strato di terra piuttosto rimaneggiato, mescolato ad una congerie di materiali di epoca romana ( tegole e laterizi spezzati, pietre e frammenti ceramici) ed ossa sparse. Tra i materiali rinvenuti si segnalano: un bollo laterizio che riporta impresse a rilievo su cartiglio rettangolare le lettere [.]C.TV /[M]AP.P, ; alcuni frammenti di uno specchio romano in bronzo con cornice traforata; una placchetta di serratura in bronzo, un collo di anfora vinaria; alcuni frammenti di ceramica comune e vasellame da mensa.
In una delle tombe, nell’interfaccia di contatto con lo scheletro, è stata rinvenuta una moneta bronzea, che ci consente di collocare la tomba tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C. Si tratta di un Aes IV di Arcadio (387 – 407 d.C.) che sul dritto presenta il busto dell’imperatore di profilo verso destra, diademato e drappeggiato con corazza, mentre sul rovescio è raffigurata una Vittoria incedente a sinistra con corona e ramo di palma.

L’elemento più interessante è certamente il marchio di fabbrica impresso nella tegola, unico in Alta valle del Tevere. Si può ipotizzare di identificare il dominus della figlina menzionato nel bollo con l’edile Gaius Tassidius Marcianus, ricordato in una iscrizione onoraria rinvenuta recentemente a Città di Castello.

( dalla relazione dell’Archeologo Francesco Giorgi del 16/01/2006 – presente durante i lavori di rinvenimento )
La considerazione che sorge spontanea, è che il rinvenimento dei reperti sopra menzionati, in zona così limitrofa alla nostra Chiesa di Santo Stefano, possa essere ad essa collegato.
Nulla ci vieta, non essendo stati fatti mai degli assaggi in profondità sotto o lateralmente alla chiesa di Santo Stefano, di supporre che la parte edificata e che è attualmente visibile, sia sorta sopra le rovine di una preesistente antica Chiesa Romana (cosa molto frequente nella storia ).

Periodo medioevale
VILLA DI PISTRINO – CORTE DI PISTRINO in epoca post- romana ( SEC. VI – VII )
Numerosi reperti archeologici relativi a strutture di produzione agricola d’epoca romana di cui si ha notizia in quest’area lasciano presupporre un loro riutilizzo anche in seguito ( dopo la fine dell’impero Romano d’occidente – 476 d.c. - . E’ proprio attraverso queste strutture che ebbe inizio il processo di ripresa economica di questo territorio, suddiviso in “CURTES “

Col nome di curtes si intendevano delle fattorie, dei semplici centri di produzione agricola (che in epoca romana corrispondevano alle ville ). Il termine curtis originariamente indicava : il cortile, uno spazio cintato attorno alla casa; una casa con recinto, oppure un complesso di edifici che formava il centro di una azienda agricola, equivalente a la “villa “ di un latifondo Romano o, nell’era moderna, la casa padronale e la Fattoria con i rustici annessi.
A partire dal VII secolo il termine curtes assunse anche significati diversi quali entità “ fiscali “ o “unità fiscale territoriale”. Anche Pistrino probabilmente apparteneva a questa categoria di curtes.
Sotto l’aspetto giurisdizionale, già nel XII° secolo (1170) la Chiesa di S. Stefano ricadeva sotto la Canonica Tifernate di San Florido (mentre a quell’epoca la vicina Chiesa di S. Andrea, poi S. Maria, era possedimento dei “Benedettini di Farneta” in Val di Chiana; solo nel XIII° secolo (1273?) il vescovo di Città di Castello viene definitivamente in possesso di entrambe.

Nonostante le traversie subite da questo insediamento alla fine del Medioevo, esso doveva senza dubbio essere economicamente rilevante esistendovi, in così breve distanza due Chiese ben diversificate sia dai titoli che dai possedimenti di ciascuna di esse.

La menzione scritta più antica della Chiesa di S. Stefano in Pistrino, (come detto in precedenza) si ha in un documento in cui, il 20 maggio 1170 , Papa Alessandro III° confermava i beni spettanti alla Canonica di Città di Castello .
Altra menzione si ritrova in un atto datato 1197 in cui, un certo “Azzo” di Monterchi, donava a Daniele , priore della canonica di S. Florido, ….. lo “ius patronatus ecclesie Sancti  tefani de Pistrino cun suis pertinentiis “ ….
Ancora ne troviamo menzione, in un documento del 26 settembre 1230, giorno in cui il Vescovo Tifernate Matteo effettuò la sua prima visita pastorale alla Pieve di S. Antimo ( nei pressi di Monterchi) ; Si tratta di un documento storiografico importantissimo, nel quale vengono citate per la prima volta nella storia quasi tutte le chiese esistenti nella nostra area  Geografica. Nel verbale se ne contano oltre 40, che elenchiamo per far comprendere quanto vasto fosse il territorio del plebanato:
Pantaneto, Monterchi, Celle, Patrignone, Ranzola, Torre, Casanova, Biene, Borgacciano, Fonaco, Petriolo, S. Cristoforo in Monterchi, Padonchia, Vicchio, Satriano, Rusciano, Cerecchio, Ciano, San Bartolomeo, Terzalla, Ricciano, Pistrino, Gambazzo, Santa Fiora, Tena, Collecchio, S. Stefano di Pistrino, Pocaia, Villa del Colle, Citerna, Fighille, Buita, Momentana, Petretole, Ripoli, Basilica, Carsuga, Pianezze, S. Giacomo in Citerna.
Il pievano di S. Antimo era il canonico Ugone (o Cagnone) coadiuvato da un cappellano e due chierici.


Si riscontrano dei riferimenti certi datati 1349 da cui risultano le “decime “ dovute al Vescovato Tifernate ammontanti precisamente a :
Libbre 45 annue dovute dalla Chiesa di Santo Stefano
Libbre 78 annue dovute dalla Chiesa di Santa Maria di Pistrino

L’ampio territorio inerente le due chiese, fin dal Cinquecento doveva sicuramente presentarsi come il più importante del territorio Citernese, almeno per ciò che concerne l’aspetto economico ed il sempre crescente numero dei suoi abitanti.
Per questi motivi col passare dei secoli furono disboscate e messe a coltura zone sempre più ampie e di ciò troviamo menzione scritta datata XIII secolo quando “venne messa a cultura la Selva di Mortara “ che si estendeva ad est fino alla riva destra del Tevere giungendo a comprendere a Sud, gli attuali toponimi I.G.M. Selvelle fino alla confluenza del Sovara nel Cerfone e di questo nel Tevere; a nord e nord-ovest giungeva fino alla chiesa di S. Fista ed oltre ( non a caso a qualche centinaia di metri in direzione nord- ovest si trova attualmente il toponimo I.G.M. “ C. Selva “. Proprio nell’area boschiva di Mortara, dopo averla disboscata e bonificata , si ampliò il centro abitato di Pistrino e a sud- est Pistrino di Mezzo ed altre case sparse che entrarono a far parte della Parrocchia di Santo Stefano.
Le notizie storiche sono poche e frammentarie, ma talune molto interessanti e tali comunque da permettere di tratteggiarne le origini.

Altra menzione in verbale visita Pastorale del 02 giugno 1568 vescovo Costantino Bonelli
Altra menzione in inventario del 03 giugno 1682 a cura del Parroco don Ottavio Giannini (entrambi riportati per esteso più avanti )
Poi le citazioni della Parrocchia di Santo Stefano si fanno sempre più frequenti

Per tutti i secoli successivi, nonostante la sua posizione territoriale così a ridosso dell’abitato di Pistrino, la Chiesa e Parrocchia di Santo Stefano vivrà in modo autonomo e distaccato, anzi, dal punto di vista amministrativo rimarrà legata alla parrocchia di Citerna e non a quella di Pistrino.
In seguito, da un punto di vista pastorale subirà la vicinanza , a soli 500 mt. , della Chiesa di S. Andrea in Pistrino, poi S. Maria dopo il 1270 e che da allora, divenuta chiesa  parrocchiale, incrementa la sua importanza specie come luogo di culto.

 

DOCUMENTO ANNO 1756
Nell’archivio Storico del Comune di Citerna esiste un antico documento datato 1756 intitolato :

RUBRICELLA

DE POSSEDIMENTI ECCLESIASTICI
SI PAESANI CHE FORASTIERI

nel quale sono elencate le varie “ CURIE “ facenti riferimento alla Canonica di S. Florido in Tifernum Tiberinum (Città di Castello ) : tra esse ritroviamo anche

Cura di S. Stefano di Pistrino avente una superficie di Tavole 2093ed un valore di Scudi 2149, baiocchi 8, quattrini 3

 essa era di notevole rilevanza, corrispondente, ad oggi, ad una superficie di HA 215 ca. ed è interessante, per confrontare la sua importanza, vedere gli stessi elementi per la 

Cura di Santa Maria di Pistrino avente una superficie di Tavole 2602 Ed un valore di Scudi 2862, Baiocchi 86

Dal confronto delle due “ Cure “ (oggi diremmo Parrocchie) emerge che la differenza di valore era molto relativa e che entrambe , se pur vicine e limitrofe, avevano una dotazione
patrimoniale notevole (e di conseguenza con i parrocchiani ivi residenti che coltivavano tali terreni ).

Si vedano più avanti le relazioni delle “VISITE PASTORALI” effettuate alla Parrocchia di S. Stefano nei vari anni ( la più antica ritrovata risale addirittura al 02/06/1568 ) e dalle quali si traggono importanti notizie.
Siamo così giunti a periodi abbastanza recenti da cui iniziamo ad avere documenti olografi non confutabili, con datazione certa : Dall’archivio della Chiesa di S. Stefano, oggi custodito presso la Chiesa di Pistrino dal Parroco don Olimpio Cangi, abbiamo ritrovato il libro delle “ Messe pro Populo “ datato Addì 2 Febbraio 1815 “ firmato da “ Don Luigi Rossi Parroco
Da questa data in poi abbiamo, in modo certo, reperito i dati che seguono e che raccontano l’esistenza e ciò che veniva fatto nella Parrocchia di Santo Stefano, autonoma da Pistrino, ritrovando i nomi dei vari sacerdoti che si sono succeduti e delle famiglie che rientravano sotto la giurisdizione della stessa Parrocchia di S. Stefano.
Ciò fino all’anno 1957/58 in cui si ebbe la riunificazione sotto una unica Parrocchia : la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Pistrino. ( nuova in quanto inaugurata nel 1936 )

UBICAZIONE e STRUTTURA

Posta al margine occidentale dell’abitato di Pistrino, percorrendo la strada provinciale n. 100 con indicazione “Fighille - Citerna”, e svoltando a sinistra per Via dei Pianali, notiamo subito, a sinistra, isolata da altre più recenti costruzioni, l’antica struttura della Chiesa di S. Stefano romanica (probabilmente VI° sec.), ma senza dubbio ne preesisteva una più antica.
Sul tetto ben si evidenzia ancora un’artistica croce in ferro battuto , che sottolinea l’asse centrale della chiesa stessa, mentre al centro del tetto svetta ancora il campanile a vela originale, privato ormai delle due campane (sono state poste sul campanile della Chiesa di S. Maria di Pistrino, in Piazza del Popolo).
Essa costituisce uno degli edifici più antichi ed interessanti ( forse il meno conosciuto) del nostro paese di Pistrino.
La costruzione sopravvive all’incuria e alle intemperie, quasi dimenticata, ben distinta e distanziata da altri edifici più recenti, subito prima che la diritta strada ( Via dei Pianali ) oltrepassi il torrente Sovara.

ASPETTO STRUTTURALE ATTUALE 
Fortunatamente l’impianto compositivo del complesso religioso, seppur modificato, non è stato stravolto. E’ ancor oggi leggibile perfettamente, sia in pianta sia in alzato, l’originaria organizzazione dell’edificio con la presenza della chiesa e dell’annessa canonica, nel tempo adattata a casa colonica.
La facciata rivolta verso nord-ovest è d’estrema semplicità compositiva ed è composta di muratura mista di pietrame. Ha dei cantonali in pietra serena, ancora in parte ben conservata, e , nella zona inferiore, una tessitura muraria regolare in blocchi squadrati di pietra chiara.
Da circa 4 metri d’altezza inizia una muratura ottenuta con pillori di fiume grossolanamente squadrati e legati in maniera sommaria da malta di calce e sabbia.
Il manto di copertura è con coppi di laterizio e le gronde laterali sono in pianelle.
Un’artistica croce di ferro sul tetto, sottolinea l’asse della chiesa.
Il campanile a vela, in mattoni, è disposto ortogonalmente alla facciata ed è in discreto stato di conservazione; gli ultimi eventi atmosferici hanno strappato le tegole di copertura. (Non ci sono più le due campane, in quanto da tempo impiantate nel campanile, sempre a vela, della antica chiesetta di Santa Maria al centro di Pistrino) .
L’ingresso è incorniciato con pietra serena e presenta un bel portone ligneo molto danneggiato. Una grande apertura rettangolare, probabilmente modificata, sormonta l’ingresso ed illumina il coretto.
L’interno della chiesa, seppur in stato di estremo abbandono, nasconde piacevoli sorprese da un punto di vista architettonico:
- L’aula, di dimensioni molto ridotte, è organizzata in tre campate abbastanza regolari, separate da arcate a sesto ribassato con finitura ad intonaco.
- Il soffitto è realizzato con volte a botte ribassate di pianelle in laterizio ottimamente conservate, con un rivestimento ad intonaco in larga parte caduto.
- Sulle pareti si possono ancora scorgere, in alcuni punti, tracce di decorazioni pittoriche di natura geometrica.
- Nella parete di fondo è invece tuttora ben conservato un affresco raffigurante un altare, aggiunto probabilmente dopo il XVI° secolo per accogliere una tela o un altro elemento poi rimosso. (Alcuni parrocchiani di S. Stefano ricordano bene, qui collocato, un bel dipinto su tela, di notevoli dimensioni, raffigurante appunto il martirio di S. Stefano ).
- Nella parete di sinistra, al centro, dove ora si vede un rattoppo in cemento, doveva esserci un secondo altare, con sopra un dipinto, intitolato alla Madonna del Carmine.
- Il pavimento, in larga parte sconnesso, è in ogni caso molto interessante perché realizzato con mattonelle quadrate di cotto, montate inclinate a 45°.

- La terza campata, rialzata di uno scalino dal resto dell’aula, costituisce la zona presbiterale ed accoglie ancor oggi quel che resta dell’altare (la pietra d’altare posta orizzontalmente, è stata tolta per essere collocata all’interno della Chiesa di Santa Maria in Pistrino) ; quel che resta, sono solo i muretti di sostegno, anch’essi danneggiati, con tracce di affreschi ancora visibili.
Vicino a questo, sul pavimento, è visibile una sepoltura in pietra.
- Subito sopra la zona d’ingresso, per tutta la larghezza della chiesa, è presente un bel coro ligneo cui era possibile accedere da una porta della canonica e, dall’interno della chiesa, con una scala in legno tuttora esistente se pur mal ridotta. Purtroppo il suo stato di conservazione è precario e la stessa stabilità è a rischio. Recentemente, sono state anche trafugate le due belle colonne lignee tornite che lo sorreggevano al centro e sono state sostituite con due sommari e grossolani puntelli di legno.
*Gino Tavernelli e Stefano Gabrielli : la Chiesa di S. Stefano a Pistrino – da Pagine Altotiberine n. 8/1999 anno III

TERRENO ANTISTANTE DI PERTINENZA
Purtroppo completamente abbandonato, è stato ricoperto da rovi e sterpaglie, aggrappate alle mura stesse, raggiungendo anche l’apertura sopra il portone d’ingresso alla Chiesa.
Ultimamente, ad opera di volontari, è stata fatta una ripulitura di tutta l’area perimetrale della Chiesa mettendo in evidenza e risalto l’intero edificio.